L’esperienza di Progetto Vita, il primo progetto di defibrillazione precoce nato in Europa nel 1998 che ha fatto di Piacenza la città europea più cardioprotetta, di nuovo sotto i riflettori nazionali.
Della realtà piacentina, presieduta dalla dottoressa Daniela Aschieri, si è occupato il Sole 24 Ore, in un articolo del 23 luglio 2019 a firma di Nicoletta Cottone, in occasione dell’approdo alla Camera del ddl “Salvavita”, presentato da Giorgio Mulè (Fi) e Mara Lapia (M5s), il cui obiettivo è di rendere obbligatori i defibrillatori in tutti gli uffici e luoghi pubblici. Fra le novità anche l’introduzione di una app che consentirà di sapere dove si trova, in caso di necessità, il defibrillatore più vicino, e l’organizzazione di corsi di formazione per i ragazzi delle scuole dell’obbligo.
La dottoressa Aschieri – direttore dell’Unità operativa di cardiologia e riabilitazione presso l’ospedale unico della Valtidone, a Castelsangiovanni – ha partecipato attivamente alla stesura del testo, illustrando insieme all’avvocato Augusto Ridella, consulente giuridico dell’associazione da lei presieduta, i risultati ottenuti nei 20 anni di Progetto Vita davanti alla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, dove ha ricordato come “la sopravvivenza triplichi se a intervenire, il prima possibile, sono i “laici”, ovvero personale non sanitario in attesa dell’arrivo dell’ambulanza”.
A Piacenza, viene sottolineato nell’articolo, il 43% delle persone colpite da arresto cardiaco si salva, percentuale che sale al 93% degli sportivi, se defibrillati sul posto. “Questo – spiega la dottoressa – mentre la sopravvivenza da arresto cardiaco in generale è ancora oggi inferiore al 10%, dove non esistono sistemi di defibrillazione precoce”.
E sempre il Sole 24 ore racconta le storie di alcune delle persone salvate grazie ai defibrillatori di Progetto Vita.