5 Ottobre 2024

Influenza Aviaria da sottotipo H5N1: informazione e indicazioni – Circolare Ministero Salute

La FNOMCeO con una comunicazione trasmette la Circolare Ministero della Salute del 7 marzo 2023 che contiene informazioni e indicazioni relativamente all’Influenza Aviaria da sottotipo H5N1.

“Finora – spiega il documento – sono stati descritti 18 diversi sottotipi di emoagglutinina e 11 diversi sottotipi di neuraminidasi. A seconda dell’ospite di origine, i virus dell’influenza A possono essere classificati come influenza aviaria, influenza suina o altri tipi di virus influenzali animali. I sottotipi dei virus dell’influenza aviaria degli uccelli sono A(H5N1) e A(H9N2) e i sottotipi dei virus dell’influenza dei suini sono A(H1N1) e A(H3N2). I virus dell’influenza aviaria sono distinti dai virus dell’influenza stagionale umana e non si trasmettono con facilità tra le persone. Tuttavia, i virus dell’influenza zoonotica (virus dell’influenza animale che possono occasionalmente infettare l’uomo attraverso il contatto diretto o indiretto) possono causare forme di malattia nelle persone, con una variabilità clinica che va dalle manifestazioni lievi al decesso”.

“I virus influenzali di tipo A – sottolinea il Ministero – sono di grande importanza per la salute pubblica a causa del loro potenziale di causare una pandemia influenzale. Sono classificati in sottotipi in base alle combinazioni di diverse proteine di superficie del virus emoagglutinina (HA) e neuraminidasi (NA)”. In Italia “non sono stati registrati casi tra i mammiferi“, tuttavia “sono previste attività di monitoraggio anche in queste specie, in particolare nelle aree umide frequentate da uccelli selvatici poiché, se infettati, potrebbero consentire il riassortimento genetico di diversi virus influenzali e la comparsa di varianti virali più pericolose per gli animali e per l’uomo”.

Sintomi e segni – 
”Le infezioni da influenza aviaria, suina e altre zoonosi nell’uomo possono causare forme di malattia che vanno da una lieve infezione delle vie respiratorie superiori (febbre e tosse) a una rapida progressione, fino a polmonite grave, sindrome da distress respiratorio acuto, shock e persino decesso. Sintomi gastrointestinali, quali nausea, vomito e diarrea sono stati riportati più frequentemente nell’infezione da A(H5N1). Nell’influenza A(H7) è stata riportata anche congiuntivite. Le caratteristiche della malattia come il periodo di incubazione, la gravità dei sintomi e l’esito clinico 
variano a seconda del virus che causa l’infezione, i sintomi respiratori generalmente sono quelli più rappresentati. 
In molti pazienti con virus dell’influenza aviaria A(H5) o A(H7N9), la malattia ha un decorso clinico aggressivo“.

I sintomi iniziali comuni sono “febbre alta (maggiore o uguale a 38°C) e tosse seguiti da sintomi che coinvolgono le basse vie respiratorie, tra cui dispnea o difficoltà respiratorie. I sintomi delle alte vie respiratorie come mal di gola o raffreddore sono meno comuni. Nel decorso clinico di alcuni pazienti sono stati riportati anche diarrea, vomito, dolore addominale, sanguinamento dal naso o dalle gengive, encefalite e dolore toracico. Le complicanze dell’infezione comprendono polmonite grave, insufficienza respiratoria ipossiemica, disfunzione multiorgano, shock settico e infezioni batteriche e fungine secondarie”. Per le infezioni da virus dell’influenza aviaria A(H5N1) nell’uomo, i dati attuali indicano “un periodo di incubazione che va in media da 2 a 5 giorni e fino a un massimo di 17 giorni. Il periodo medio di incubazione è più lungo di quello dell’influenza stagionale (circa 2 giorni)”.

Profilassi – 
”La profilassi antivirale – spiega la circolare – può essere presa in considerazione anche in base alla valutazione del rischio a livello locale ovvero all’intensità dell’esposizione. 
La decisione di avviare la chemioprofilassi antivirale post-esposizione deve basarsi sul giudizio clinico, tenendo conto del tipo di esposizione (ad es. senza l’uso di protezioni per le vie respiratorie e degli occhi), durata dell’esposizione, tempo dall’esposizione (ad es. meno di 2 giorni), stato di infezione noto degli uccelli a cui la persona è stata esposta e se la persona esposta è a più alto rischio di complicanze dovute ad esempio all’influenza stagionale”.

Prevenzione – In generale l’OMS raccomanda delle misure personali di protezione (misure non farmacologiche) che sono comunque valide per ridurre il rischio di infezione e possono essere adottate a livello locale qualora sia ritenuto necessario:

• lavaggio regolare con corretta asciugatura delle mani;

• buona igiene respiratoria: coprire bocca e naso quando si tossisce o si starnutisce, utilizzare 
fazzoletti monouso e smaltirli correttamente;

• autoisolamento immediato in caso di febbre e sintomi simil influenzali;

• evitare il contatto ravvicinato con persone malate;

• evitare di toccarsi occhi, naso e bocca.

In caso di epidemia di influenza aviaria le persone dovrebbero, se possibile, “evitare gli allevamenti di pollame, il contatto con animali nei mercati di pollame vivo, di entrare in aree in cui il pollame può essere macellato e il contatto con qualsiasi superficie contaminata da deiezioni di pollame o altri animali”. 
Gli operatori sanitari che gestiscono casi sintomatici con esposizione certa o possibile “dovrebbero seguire precauzioni standard, da contatto e respiratorie e utilizzare adeguati dispositivi di protezione individuale (DPI). Inoltre, se eseguono procedure che generano aerosol dovrebbero utilizzare precauzioni per via aerea”.

Vaccinazione – La vaccinazione antinfluenzale stagionale “è raccomandata e offerta attivamente e gratuitamente al personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani:
– allevatori;

– addetti all’attività di allevamento;

– addetti al trasporto di animali vivi;

– macellatori e vaccinatori;

– veterinari pubblici e libero-professionisti.

La raccomandazione per la vaccinazione antinfluenzale stagionale è estesa “anche a tutti i soggetti che per ragioni diverse da quelle professionali risultino potenzialmente esposti al rischio epidemiologico”. 
La vaccinazione contro l’influenza stagionale “non previene l’infezione da virus dell’influenza aviaria, ma può ridurre il rischio di contrarre contemporaneamente virus dell’influenza umana e aviaria”.

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