5 Ottobre 2024

Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2 – La circolare del Ministero

Il Ministero della Salute ha emanato la circolare “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-Cov-2” (IL TESTO), al fine di fornire indicazioni operative tenuto conto dell’attuale evoluzione della situazione epidemiologica sul territorio nazionale.

Nel documento si spiega che “una corretta gestione del caso fin dalla diagnosi consente di attuare un flusso che abbia il duplice scopo di mettere in sicurezza il paziente e di non affollare in maniera non giustificata gli ospedali e soprattutto le strutture di pronto soccorso”, sottolineando il “ruolo cruciale” nella gestione assistenziale dei malati Covid sotto numerosi aspetti che i Medici di Medicina Generale e i Pediatri di Libera Scelta devono giocare, in stretta collaborazione con il personale delle USCA e con eventuali unità di assistenza presenti sul territorio.

PAZIENTI A BASSO RISCHIO – Per i pazienti con malattia lieve – viene spiegato -, è indicata la sorveglianza domiciliare da parte del MMG, coadiuvato da un membro della famiglia. Il MMG o PLS deve anche rilevare la presenza di eventuali fattori che possano rendere il paziente più a rischio di deterioramento e, in particolare, è fondamentale considerare e documentare la presenza di comorbosità.

I pazienti a basso rischio sono definiti dall’assenza di fattori di rischio aumentato (ad esempio patologie neoplastiche o immunodepressione) e sulla base delle seguenti caratteristiche:

sintomatologia simil-influenzale (ad esempio rinite, tosse senza difficoltà respiratoria, mialgie, cefalea);

assenza di dispnea e tachipnea (documentando ogni qualvolta possibile la presenza di una SpO2 > 92%);

febbre 38 °C o >38°C da meno di 72 ore;

sintomi gastro-enterici (in assenza di disidratazione e/o plurime scariche diarroiche);

astenia, ageusia/disgeusia/anosmia.

La valutazione dei parametri al momento della diagnosi di infezione e il monitoraggio quotidiano, anche attraverso approccio telefonico, soprattutto nei pazienti sintomatici lievi “è fondamentale poiché circa il 10-15% dei casi lievi progredisce verso forme severe”.

MONITORAGGIO SATURAZIONE OSSIGENO – “La pulsossimetria domiciliare – indica la circolare – fornisce un’informazione medica di cruciale importanza per identificare la cosiddetta “ipossiemia silente”, cioè la condizione clinica caratterizzata da bassi livelli ematici di ossigeno in assenza di significativa sensazione soggettiva di dispnea e di rilevazione di segni di iniziale impegno respiratorio (tachipnea, alitamento delle pinne nasali, utilizzo di muscoli accessori per la respirazione, rientramenti al giugolo, rientramenti intercostali e sottocostali) tipica di COVID-19 e il conseguente rapido peggioramento clinico del paziente”.

“Per converso, valori normali della pulsossimetria forniscono un’informazione affidabile e quantitativa in grado di rendere più sicura la gestione domiciliare. Si ritiene di considerare come valore soglia di sicurezza per un paziente COVID-19 domiciliato il 92% di saturazione dell’ossigeno (SpO2) in aria ambiente. Infatti, valori di saturazione superiori a questo limite hanno una assai bassa probabilità di associarsi a un quadro di polmonite interstiziale grave”.

TERAPIA FARMACOLOGICA – La circolare fornisce poi le raccomandazioni relative alla gestione farmacologica in ambito domiciliare dei casi lievi di COVID-19 che si applicano sia ai casi confermati, sia a quelli probabili. In particolare, nei soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici, sulla base delle informazioni e dei dati attualmente disponibili, il documento fornisce le seguenti indicazioni di gestione clinica:

• vigile attesa;

• misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno tramite pulsossimetria;

• trattamenti sintomatici (ad esempio paracetamolo);

• appropriate idratazione e nutrizione;

non modificare terapie croniche in atto per altre patologie (es. terapie antiipertensive, 
ipolipemizzanti, anticoagulanti o antiaggreganti), in quanto si rischierebbe di provocare 
aggravamenti di condizioni preesistenti;

• i soggetti in trattamento immunosoppressivo cronico in ragione di un precedente trapianto 
di organo solido piuttosto che per malattie a patogenesi immunomediata, potranno proseguire il trattamento farmacologico in corso a meno di diversa indicazione da parte dello specialista curante;

non utilizzare routinariamente corticosteroidi;

l’uso dei corticosteroidi è raccomandato nei soggetti con malattia COVID-19 grave che 
necessitano di supplementazione di ossigeno. L’impiego di tali farmaci a domicilio può essere considerato solo in quei pazienti il cui quadro clinico non migliora entro le 72 ore, in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici che richieda l’ossigenoterapia;

non utilizzare eparina. L’uso di tale farmaco è indicato solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto;

non utilizzare antibiotici. Il loro eventuale uso è da riservare solo in presenza di sintomatologia febbrile persistente per oltre 72 ore o ogni qualvolta in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica, o, infine, quando l’infezione batterica è dimostrata da un esame microbiologico;

non utilizzare idrossiclorochina la cui efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici controllati fino ad ora condotti;

• non somministrare farmaci mediante aerosol se in isolamento con altri conviventi per il rischio di diffusione del virus nell’ambiente.

La circolare sottolinea poi che “non esistono, ad oggi, evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati) di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari (ad esempio vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato”.

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