17 Agosto 2024

Certificati di malattia e obbligo di rettifica, quando il carnefice controlla la vittima

Da M.D Digital del 9 maggio 2017, a firma di Simone Matrisciano

Si accende il dibattito intorno alla circolare n. 79 dell’Inps sui certificati di malattia.

La ‘licenziabilità’ del medico di famiglia che non certifica telematicamente la malattia è la conseguenza di un atto considerato dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale come “illecito disciplinare”; salvo i casi di impedimenti tecnici di trasmissione.

Ed è proprio da questo punto che siamo partiti nel nostro confronto con Augusto Pagani, Presidente OMCeO di Piacenza e Mmg da sempre attento osservatore delle dinamiche sulle certificazioni di malattia.

“Prima di tutto, ma è solo la punta dell’iceberg – bisogna dire che non è vero che i flussi telematici funzionano su tutto il territorio nazionale”.

Già perché nella circolare, l’Inps ricorda che il flusso telematico delle certificazioni di malattia risulta operativo in tutta Italia: “la circolare stessa fa riferimento a non poche situazioni di inadempienza da parte dei medici circa l’obbligo di invio telematico delle certificazioni di malattia. Certo! Ma bisognerebbe parlare il linguaggio della verità e dire che le inadempienze non sono dei medici, ma delle aziende sanitarie e delle Regioni che non ci mettono in condizione di svolgere questo compito per via telematica”. E come se non bastasse l’Istituto getta il carico sul tavolo della partita: le Aziende sanitarie sono chiamate a segnalare le inadempienze dei medici: “c’è del paradossale in tutto questo: è come chiedere al colpevole di controllare la sua vittima”.

Un confronto acceso che porta anche a chiedersi cosa abbia spinto l’Inps a diramare queste circolare che tanto sta facendo infuriare i camici bianchi. La questione va spostata leggermente dal suo asse originario e bisogna osservare la faccenda dalla prospettiva dei rientri anticipati al lavoro e, quindi, delle rettifiche delle certificazioni dovute all’accorciamento della prognosi: “probabilmente – risponde Pagani –  ci si è resi conto che non sempre i lavoratori rettificano i certificati e non sempre i datori di lavoro si oppongono al rientro anticipato; di conseguenza l’Inps si trova a programmare visite di controllo che non servono e a pagare prestazioni che non sarebbero dovute. E tutto questo è imputabile, secondo loro, alle cosiddette inadempienze dei medici che non inviano telematicamente i certificati?”

Infine un’altra tessera di questo mosaico è rappresentato dal fatto che la rettifica della malattia può essere eseguita solo dallo stesso medico che ha rilasciato il certificato originario: “Questa è un’altra assurdità, perché non è sempre possibile realizzare queste richiesta; basti pensare a un cittadino che deve modificare la certificazione nel week end: come fa a trovare il suo medico di famiglia che ha redatto il certificato?”

 

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