5 Ottobre 2024

Obbligo vaccinale medici, FNOMCeO in audizione al Senato. Anelli “Al Servizio Sanitario Nazionale servono risorse”

“Rispetto al 2021 la situazione epidemiologica è molto cambiata, così come la stessa malattia e si è, quindi, potuto eliminare l’obbligo di vaccinazione per i professionisti sanitari con una decisione di buon senso e saggezza. Del resto già lo scorso 22 luglio 2022 il Consiglio nazionale della FNOMCeO, con una mozione approvata all’unanimità, aveva chiesto una revisione legislativa della materia, auspicando quindi di tornare a una gestione ordinaria del rischio biologico e della sicurezza delle cure, lasciando agli Ordini territoriali solo il compito di valutare i comportamenti degli iscritti sotto il profilo deontologico.

Così il Presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, ascoltato in audizione presso la Commissione Giustizia del Senato sulla conversione in Legge del Decreto che, tra le altre disposizioni, ha anticipato la cessazione dell’obbligo vaccinale per i professionisti sanitari. “In considerazione del fatto che gli Ordini, quali enti sussidiari dello Stato, hanno svolto un’opera di supplenza intrisa di non poche responsabilità, senza la quale non sarebbero stati raggiunti gli obiettivi prefissati dalla norma di legge – prosegue Anelli -, ad oggi è giusto che essi tornino a svolgere il ruolo di garanti della Professione medica e odontoiatrica che ha nella tutela della salute individuale e collettiva il proprio fondamentale e principale obiettivo.

“Riteniamo – aggiunge – che l’attuale Governo abbia agito nel pieno rispetto della legge e della Costituzione. Abolire l’obbligo non significa sminuire l’utilità del vaccino. L’obbligo vaccinale si inserisce in un contesto più generale rispetto alla deontologia, che è quello dei diritti previsti dall’articolo 32 della Costituzione secondo cui nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. Quindi il tema dell’obbligo attiene esclusivamente al legislatore che deve valutare se l’interesse legittimo dell’individuo a determinare se sottoporsi o no alla vaccinazione sia o meno prevalente rispetto alla tutela della salute  collettiva. Tuttavia, questa Federazione ritiene che il reintegro del personale sanitario sospeso per avere rifiutato la vaccinazione anti-Covid avrà un effetto marginale sugli organici degli ospedali e sul territorio”.

“Abbiamo stimato che i medici reintegrati nel Servizio nazionale sono meno di mille, mentre la carenza è di 20.000 colleghi tra ospedale e territorio. La mancanza di medici in molte regioni italiane è del resto un problema noto e denunciato da tempo. Bisogna cambiare paradigma sulla programmazione, sburocratizzare e rendere attraente la carriera con più risorse e più dignità del lavoro – sostiene Anelli -. La programmazione, che spetta alle regioni, è stata impostata in questi anni sulla disponibilità di risorse economiche e non sulla reale esigenza di professionisti. La programmazione invece va fatta sulle reali esigenze e, solo dopo, andranno trovate le risorse. Corretta programmazione, però, non significa solo limitare gli ingressi al percorso formativo: significa anche aumentare i posti letto, e ricalibrare il numero di specialisti e di professionisti sanitari per paziente, per migliorare la qualità dell’assistenza. E su questo vanno stanziate le risorse. Appare urgente poi un aggiornamento delle norme che definiscono i limiti economici di riferimento della spesa per il personale entro i quali le aziende sanitarie possono effettuare assunzioni (Monte salari 2004 diminuito dell’1,4%). Ad oggi il fondo è fermo, così come non è ancora stato attivato il corso di formazione specifica in medicina generale 2022-2025. A causa di un eccesso di burocrazia si accumulano ritardi ingiustificati”.

Per Anelli “bisogna rendere più attrattivo il lavoro. Molti colleghi – afferma – lasciano per l’estero, dove gli stipendi sono migliori, e molti altri per le cooperative, dove il salario immediato è più alto e non ci sono ordini di servizio, per cui si può organizzare meglio la propria vita privata. Non solo maggiori risorse, dunque, (l’Italia è agli ultimi posti per gli stipendi dei sanitari), ma anche una migliore qualità di vita individuale, che a oggi è “inaccettabile”. Negli ospedali ci sono turni massacranti per mancanza d’organico, retribuzioni più basse rispetto al resto d’Europa, rischio più alto di contenziosi medico legali e aggressioni, poca flessibilità nell’attività libero professionale. L’organizzazione ospedaliera deve essere, quindi, riformata. Spesso tra chi rimane a lavorare nel pubblico prevale un ragionamento etico, una forma di deontologia che fa accettare i turni lunghi e massacranti, il sacrificio della famiglia. Invece occorre renderlo un lavoro dignitoso. Condividiamo pertanto le preoccupazioni espresse dalla Corte dei Conti nella sua memoria sulla Nota di aggiornamento al Def: il mancato investimento sui professionisti sanitari rappresenta un duro colpo per il Servizio sanitario nazionale”.

“Conosciamo la sensibilità di questo Governo – ha concluso Anelli – nei confronti delle Professioni sanitarie e la sua volontà di fornire un’assistenza di qualità ai cittadini. Per questo auspichiamo che il Governo e il Parlamento individuino le risorse che sono necessarie, anzi indispensabili e urgenti per sostenere il Servizio Sanitario Nazionale. Crediamo che puntare sempre di più sulle professioni sia fondamentale e alla vigilia del dibattito parlamentare sulla Legge finanziaria riteniamo che sia doveroso da parte di questa Federazione richiamare la politica a un senso di responsabilità verso il Servizio sanitario nazionale. Investire nel Servizio Sanitario Nazionale oggi ci sembra il richiamo più importante che vorremmo rivolgere alla politica. Non servono soltanto interventi normativi: servono in questo momento risorse. Servono ai medici, sempre più preoccupati delle loro condizioni. Servono per i pazienti, che molto spesso si ritrovano senza medici di famiglia e di fronte al problema delle liste di attesa”.

IL TESTO DEPOSITATO

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