6 Ottobre 2024

Decreto “Milleproroghe”, Anelli (FNOMCeO) in audizione al Senato “Investire nel Servizio sanitario nazionale”

“Ribadiamo la necessità di investire nel Servizio sanitario nazionale per continuare a garantire universalità, uguaglianza ed equità anche nelle cure”. E’ quanto ha sottolineato il Presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, ascoltato in audizione al Senato, presso le Commissioni riunite I (Affari Costituzionali) e V (Bilancio), intervenendo in merito ad alcuni dei principali provvedimenti che riguardano la sanità contenuti nel Decreto cosiddetto “Milleproroghe”, dalla ricetta elettronica all’Educazione continua in medicina, dall’impiego dei laureati e degli specializzandi per far fronte alla carenza di specialisti a quello, in deroga al riconoscimento titoli, dei medici stranieri (LA RELAZIONE).

Bene per la Federazione la possibilità per il medico di continuare a inviare per mail o sms il promemoria o il numero della ricetta elettronica. La disposizione, secondo la FNOMCeO, “denota un chiaro nonché auspicato intento di velocizzare e semplificare il sistema nel primario interesse del paziente”. Necessita di un chiarimento, invece, la norma che dà tempo ai professionisti sino al 31 dicembre 2023 per acquisire i crediti Ecm relativi al triennio 2020-2022: la FNOMCeO auspica “modifiche volte a chiarire che, mantenendo la suddivisione in trienni formativi, il periodo sul quale si estende la proroga dell’acquisizione dei crediti da conseguire nel triennio 2020-2022 sia da riferirsi all’anno 2023 con scadenza al 31 dicembre 2023. Si ritiene opportuno valutare la possibilità che la certificazione dell’assolvimento dell’obbligo formativo per i trienni 2014-2016 e 2017-2019 possa essere conseguita, in caso di mancato raggiungimento degli obblighi formativi nei termini previsti, attraverso crediti compensativi definiti con provvedimento della Commissione Nazionale della Formazione Continua”. “Il sistema ECM – ha quindi sottolineato Anelli – a 20 anni dal suo avvio richiede un rilancio delle sue attività, per meglio rispondere ai bisogni dei pazienti, alle esigenze del Servizio sanitario nazionale e allo sviluppo professionale”.

Parere positivo anche sulla proroga della possibilità del reclutamento a tempo determinato di laureati in medicina e chirurgia abilitati all’esercizio della professione medica e iscritti agli Ordini professionali; va tuttavia chiarito che può essere applicata anche agli specializzandi, così come previsto, del resto, dallo stesso decreto “Cura Italia”. “Tale intervento – rimarca Anelli – evidenzia il grande problema della carenza di medici in molte regioni italiane: problema noto e denunciato da tempo. Bisogna cambiare paradigma sulla programmazione, sburocratizzare e rendere attraente la carriera con più risorse e più dignità del lavoro. La programmazione, che spetta alle regioni, è stata impostata in questi anni sulla disponibilità di risorse economiche e non sulla reale esigenza di professionisti. La programmazione invece va fatta sulle reali esigenze e conseguentemente vanno trovate le risorse. Il tema della carenza di medici è legato soprattutto ad un problema di attrattività del Servizio sanitario nazionale che va risolto. Inoltre, l’eventuale eliminazione del numero chiuso determinerebbe diverse criticità: si rischierebbe di abbassare la qualità dell’offerta formativa se il numero di accessi diventasse troppo alto e, a livello più generale, non si riuscirebbe a garantire un effettivo impiego a tutti professionisti. Il punto è che l’accesso alla formazione in Medicina richiede una necessaria definizione dei fabbisogni. Dobbiamo insomma riuscire a formare il giusto numero di medici ed affrontare tale questione in modo realistico”.

Appare poi urgente, secondo il presidente FNOMCeO, un aggiornamento del tetto di spesa per il personale, fissato al monte salari del 2004 diminuito dell’1,4%, che limita le assunzioni. E, soprattutto, bisogna rendere più attrattivo il lavoro. “Molti colleghi lasciano per l’estero dove gli stipendi sono migliori, e molti altri per le cooperative, dove il salario immediato è più alto e non ci sono ordini di servizio, per cui si può organizzare meglio la propria vita privata”.

Sulla questione dei medici stranieri impiegati in deroga al riconoscimento dei titoli affidato, di norma, al Ministero della Salute: “Non vogliamo certo impedire ai colleghi extracomunitari di esercitare in Italia: quello che chiediamo è che siano verificati i loro titoli, le loro competenze e che sia controllata la loro adesione ai principi deontologici. Le procedure di riconoscimento dei titoli presso il Ministero, d’altra parte, sono ancora oggi possibili e possono essere immediatamente rese più snelle e più rapide proprio al fine di rendere disponibili, senza disparità di trattamento rispetto ai colleghi italiani, questi professionisti al sistema salute italiano. Ciò che conta è che sia garantita la qualità dell’assistenza: da qui l’invito al raccordo con il Ministero della Salute, che ha esperienza nel riconoscimento dei titoli, e con gli Ordini, che coniugano la certificazione delle competenze con l’adesione a norme etiche condivise”.

“Ribadiamo – ha concluso Anelli – la necessità di investire nel Servizio sanitario nazionale per continuare a garantire universalità, uguaglianza ed equità anche nelle cure, favorendo il più possibile il reclutamento di laureati in medicina e chirurgia abilitati all’esercizio della professione medica e iscritti agli Ordini professionali non solo per fronteggiare l’emergenza pandemica, ma soprattutto per sopperire alle carenze di personale registrate su tutto il territorio nazionale. Bisogna far fronte al problema delle disuguaglianze di salute e per questo serve una riflessione comune, per comprendere le cause e trovare soluzioni. La finalità prevalente del sistema di sanità pubblica deve essere quella di assicurare prestazioni legate a un bene di primaria rilevanza nell’ordinamento – la tutela della salute, che non può essere limitato da ragioni economiche”.

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