Sono 71 le persone assistite nei primi sette mesi dalla nuova équipe di Cure palliative domiciliari, attivata lo scorso luglio dall’Ausl di Piacenza grazie al sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e in stretta collaborazione con l’Ordine provinciale dei Medici di Piacenza.
Un servizio a domicilio che mancava sul nostro territorio: “I pazienti affetti da malattie croniche in fase avanzata, oncologiche e non – sottolinea la dottoressa Raffaella Bertè, responsabile Unità operativa Cure palliative e Rete Cure palliative dell’Ausl di Piacenza – non necessitano di interventi diagnostici ad alta tecnologia, ma richiedono un’assistenza (medica, infermieristica, psicologica e sociale) o interventi riabilitativi volti al mantenimento di una qualità di vita accettabile. Si tratta di persone fragili, soprattutto anziani, con malattie progressive, irreversibili, a prognosi infausta e con bisogni complessi”.
A tracciare un primo bilancio dell’attività sono stati nel corso di una conferenza stampa in Fondazione, insieme alla stessa dottoressa Bertè, Massimo Toscani, presidente Fondazione Piacenza e Vigevano, Luca Baldino, direttore generale Ausl Piacenza, Augusto Pagani, presidente Ordine dei Medici Piacenza, il consigliere della Fondazione Renato Zurla e i componenti della nuova équipe di Cure palliative domiciliari, che comprende un medico palliativista, un infermiere e uno psicologo.
I RISULTATI DEI PRIMI SETTE MESI DI ATTIVITÀ – In sette mesi sono stati presi in carico 32 pazienti dimessi dalla Casa di Iris di Piacenza e dall’hospice di Borgonovo e 39 persone per le quali è stata richiesta una consulenza di cure palliative. Le visite effettuate a domicilio sono state circa 120. La permanenza a casa è stata garantita per quanto possibile: la maggior parte delle persone è poi stata ricoverata nuovamente in hospice, mentre per alcuni si è riusciti ad assicurare un fine vita tra le mura della propria abitazione.
“Settanta persone in sette mesi possono forse sembrare, nella logica dei numeri, poche. Ma occorre pensare – è stato evidenziato – ai bisogni e alle condizioni di questa fascia debole, cui il progetto fornisce le risposte corrette. La casa è il contenitore naturale della vita di una persona, offre maggiori comodità, la vicinanza dei familiari, consente di mantenere i propri ritmi, le proprie abitudini, il contatto con le proprie cose e con le persone ritenute importanti”.
LA SINERGIA CON I MEDICI DI FAMIGLIA – Strategico, in questo percorso, il ruolo dei medici di famiglia, unici professionisti che hanno come mandato quello di curare a domicilio in modo continuativo i malati con patologie cronico degenerative e in grado quindi di identificare e raccogliere i bisogni di cure palliative nel momento in cui si manifestano.
Per questo l’equipe di Cure palliative ha già attivato due percorsi formativi.
Per 70 malati la cura a domicilio è più amorevole – Da Libertà del 23 febbraio 2017
Una équipe per le Cure palliative a domicilio. Parte il progetto