La FNOMCeO trasmette la relazione relativa all’audizione tenuta dalla Federazione in data 1° marzo 2022 presso la Commissione Affari sociali della Camera dei deputati concernente “l’indagine conoscitiva in materia di “distribuzione diretta” dei farmaci per il tramite delle strutture sanitarie pubbliche e di “distribuzione per conto” per il tramite delle farmacie convenzionate con il Servizio sanitario nazionale e attuazione dell’articolo 8 del decreto-legge n. 347 del 2001 (legge n. 405 del 200)”.
“Le norme attuali – afferma il presidente della FNOMCeO Filippo Anelli – erano nate con l’obiettivo di migliorare l’equità di accesso alle cure. Purtroppo, non tutte le Regioni hanno creduto sino in fondo in questo meccanismo, e la distribuzione diretta e/o per conto risulta applicata a macchia di leopardo e con modalità diverse sul territorio italiano”.
Tortuoso, sempre a parere del Presidente FNOMCeO, il percorso che oggi il cittadino è costretto a fare per ottenere i farmaci del cosiddetto “Prontuario Ospedale Territorio”, che ricomprende i principi attivi interessati dalla distribuzione diretta o per conto: il paziente è infatti costretto a uno “slalom” tra specialista, medico di medicina generale e, infine, farmacia ospedaliera, distrettuale o territoriale. “È evidente, a nostro avviso – spiega -, che questo percorso debba essere ottimizzato al fine di garantire al contempo il massimo della facilità d’accesso, della sorveglianza clinica al paziente e l’ottimizzazione economica, in primis per il cittadino e ove possibile per il Servizio sanitario nazionale, nell’ottica della sua sostenibilità. Il punto non è tanto il risparmio, lo sconto, ma è dare un servizio al cittadino: in quest’ottica, l’intero sistema di distribuzione va rivisto”.
Per Anelli “le attività delle case di comunità, delle centrali operative territoriali che presentano quali elementi fondanti e alla base della loro organizzazione l’informatizzazione e la progettualità potrebbero essere considerate in funzione di ottimizzare i suddetti percorsi, al fine di consentire al paziente di ottenere il farmaco senza troppi spostamenti e in tempi più brevi, garantendo al tempo stesso una più accurata sorveglianza clinica del paziente. Mentre, infatti, lo specialista visita il paziente con cadenze spesso più o meno lunghe, il medico di famiglia diventa più direttamente il «sorvegliante» dello stato clinico del paziente potendo di conseguenza gestire al meglio la promozione dell’aderenza terapeutica, dell’idoneità, dell’appropriatezza prescrittiva e della continuità terapeutica. Sarebbe questa una visione innovativa che andrebbe nel senso della “medicina di iniziativa” prevista per le “Case di comunità” e che si potrebbe pensare di estendere alla dispensazione del primo ciclo di terapia, come già oggi avviene in alcune Regioni all’atto della dimissione dagli ospedali”.
“La distribuzione dei farmaci – prosegue – potrebbe quindi avvenire nell’ambito delle case di comunità – o, nelle more, nelle unità di cure primarie – con modalità “diretta”, e attraverso le farmacie territoriali, con modalità “per conto”. Si potrebbe anche introdurre una terza modalità, che ottimizzerebbe ancor più questo percorso: la distribuzione del farmaco al domicilio del paziente, per il tramite delle farmacie territoriali o con meccanismi diversi, valorizzando in ogni caso il ruolo dei medici di medicina generale per la prescrizione e dei farmacisti per la dispensazione. Ricevere il farmaco a casa sarebbe un servizio ai cittadini che faciliterebbe l’accesso alle cure in maniera più equa anche per i pazienti con difficoltà di movimento, migliorando l’aderenza terapeutica”.