19 Settembre 2024

Competenze infermieri, segni di dialogo coi medici in Emilia Romagna. Ma la contesa non sembra finita

Da DoctorNews del 19 aprile 2016, a firma di Mauro Miserendino

«I problemi e le incomprensioni originati dall’attribuzione di nuovi compiti agli infermieri nell’emergenza, compiti che creano disagi nella professione medica, sono originati da scarso dialogo e cattiva programmazione dei fabbisogni.Per risolvere simili questioni, occorre dialogo tra professione medica e infermieristica».

Augusto Pagani presidente Omceo Pc sintetizza in questo modo l’incontro avvenuto venerdì scorso al convegno piacentino “Medico e infermiere: problematiche giuridico-deontologiche del lavoro di équipe”, con Presidente dei collegi Ipasvi Pc Maria Genesi e rappresentanti nazionali di Fnomceo e Ipasvi.

Il convegno era di estrema attualità dopo che in alcune Asl emiliane si è deciso di affidare compiti “medici” agli infermieri e a Bologna il presidente Omceo Giancarlo Pizza ha sospeso sette medici del 118 per i protocolli che favorirebbero l’affidamento “abusivo” delle pratiche.

Anche a Piacenza per un deficit di mezzi medicalizzati si è previsto di coprire mezza città con l’auto infermieristica, nonché di sedare/intubare il paziente ad opera dell’infermiere, di fargli somministrare antiaritmici e stupefacenti.

L’ordine piacentino ha chiesto al Direttore Generale dell’Ausl di rivedere le linee guida sul 118 e di adeguarle alle norme nazionali e regionali di riferimento, e di rispettare il rapporto di un mezzo di soccorso avanzato ogni 60 mila abitanti come da DM 2 aprile 2015. E ha chiesto un incontro con l’assessore alla sanità Sergio Venturi. Appaiono positive le risposte in entrambe le situazioni.

Pagani peraltro, pur solidarizzando con i colleghi del 118 sospesi a Bologna, non condivide giudizi disinformati verso l’agire di Pizza e del Consiglio nazionale Fnomceo che ha difeso le prerogative degli ordini dei medici sugli iscritti.

«Ci sono leggi superate o inapplicabili? Occorre cambiarle, anziché modificarle a livello locale con protocolli. Penso che in queste situazioni si debba essere responsabili e pragmatici. La politica ha formato evidentemente più medici di quanti ne servivano alla luce delle disponibilità del servizio sanitario. Li ha fatti studiare 10 anni contro i 3 dell’infermiere, poi ha chiesto all’infermiere di farsi avanti, per ragioni anche di costi. Dal convegno di Piacenza emerge che tra medici e infermieri, pur in un contesto problematico, le distanze non sono incolmabili e si può trovare una strada accettabile e condivisa, difendendo entrambe le professionalità come hanno confermato nelle loro relazioni il segretario nazionale Fnomceo Luigi Conte e la vicepresidente Ipasvi Maria Adele Schirru».

Peraltro, incolmabili evidentemente le ritengono Ipasvi con tecnici di radiologia, ostetriche e altre professioni sanitarie riunite nel Conaps, che hanno appena istituito i loro Stati generali- una risposta agli Stati generali della professione medica- per dare voce alle rivendicazioni di 650 mila professionisti: via al comma 566 per l’empowerment degli infermieri, trasformazione dei collegi in ordini con un albo per ciascuna professione oggi non regolata da ordine; convocazione al tavolo per valorizzare il personale del Ssn (articolo 22 patto Salute).

«Non conosco l’impianto del documento – dice Pagani – e non so quanto sarà facile mettersi d’accordo tra 22 professioni, so invece bene che tra gli infermieri e i medici ci sono criticità e le dichiarazioni di alcuni vertici ed ex vertici Ipasvi ben le rappresentano. Nell’incontro dell’altro giorno invece abbiamo trovato delle visioni comuni, sui fatti; ripeto, non è alzando muri ma dialogando che si può spingere le istituzioni a riconoscere degli errori strategici fatti e a disinnescarne le conseguenze».

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